Giovane Principe delle Arene Candide
28 mila anni fa

Sepoltura preistorica dal ricco corredo

Il “Giovane Principe delle Arene Candide” è una delle più importanti sepolture del Paleolitico superiore conosciute.

Si tratta di un ragazzo tra i 15 e i 16 anni, rinvenuto all’interno della Caverna delle Arene Candide, morto per un violento trauma al volto e seppellito con un corredo particolarmente interessante dal punto di visto rituale e artistico composto da ornamenti in conchiglie, ciondoli e pendenti in avorio di mammut, un lungo coltello in pietra d’oltralpe e dei rari oggetti definiti “bastoni di comando”.

La rarità, la ricchezza e il pregio degli oggetti rinvenuti accanto allo scheletro fanno pensare che il ragazzo potesse rivestire un ruolo di rilievo all’interno del gruppo di appartenenza o che tale riguardo possa essere riconducibile a particolari circostanze della sua morte.

APPROFONDIMENTI – Giovane Principe delle Arene Candide

Il primo maggio del 1942, all’interno della Caverna delle Arene Candide, situata sul promontorio della Caprazoppa, Luigi Cardini e Virginia Chiappella, sotto la direzione di Luigi Bernabò Brea, misero in luce, ad una profondità di 7 metri, la sepoltura gravettiana di un ragazzo di 15-16 anni, dagli archeologi in seguito ribattezzato “Giovane Principe delle Arene Candide”.

Il ragazzo, morto a causa di un violento trauma al volto circa 28 mila anni fa, è stato seppellitto con un corredo eccezionalmente ricco per l’epoca.

Lo scheletro del giovane, giace disposto supino con il cranio voltato a sinistra e documenta un’altezza di più di 170 cm, insolitamente elevata per un giovane in questa fascia di età. Sopra il capo, un cumulo di tantissime piccole conchiglie forate, probabilmente quello che rimane di una sorta di copricapo, si è depositato una volta che i materiali organici si sono deteriorati; attorno alle ossa del collo è invece ancora identificabile ciò che rimane di una collana, ovvero, una fila di conchigliette del medesimo tipo terminante con una cyprea: una conchiglia dalle dimensioni più grandi spesso associata alla fertilità femminile.

Il braccio destro si appoggia sopra il bacino del giovane e le ossa che compongono la mano ancora stringono una lunga lama di selce di provenienza francese; questa, spessa un solo centimetro, non presenta tracce di utilizzo ed è quindi presumibile sia stata costruita appositamente per il corredo funerario del ragazzo.

Il braccio sinistro corre invece parallelo al fianco e mostra al polso ciò che resta di braccialetto di conchiglie forate recante un ciondolo lavorato in avorio di mammut. Tale pendente rappresenta una figura femminile stilizzata, estremamente simile alla più nota “Venere di Petersfels” della Germania meridionale, ed è una delle numerose statuine paleolitiche dette Veneri, generalmente rappresentanti figure femminili in stato di gravidanza e universalmente riconosciute quale simbolo di fertilità, abbondanza e vita.

All’altezza delle ginocchia, sui lati, trovano posto due pendenti in avorio, probabilmente riconducibili a dei calzari o forse ad un indumento per la parte inferiore del corpo.

Nel momento della sepoltura il corpo è stato inoltre deposto su un sottile strato di ocra rossa, che è stata altresì cosparsa sopra il defunto e, una volta dissoltisi i tessuti molli, è permeata nel tessuto osseo e vi si è depositata, donando una colorazione rossa allo scheletro.

Attorno al busto sono identificabili infine 4 oggetti intagliati, ricavati da porzioni di palchi di alce forati e recanti delle sottili incisioni lineari decorative, che il giovane portava probabilmente a tracolla nel momento del seppellimento.

Si tratta di strumenti dalla funzione ancora incerta ed estremamente rari, che vengono tuttavia spesso associati alla pratica di raddrizzamento per flessione di punte e zagaglie da caccia.

Tali oggetti, per la loro forma e l’eccezionale rarità, circa una ventina in tutta Europa, sono stati simbolicamente paragonati agli scettri regali, come distintivi di potere, e battezzati quindi “bastoni di comando”.

La sepoltura, per l’inusuale ricchezza e ricercatezza del corredo e la tipologia stessa degli oggetti, consente di ipotizzare un elevato rango sociale del ragazzo, ed è spesso associata agli scheletri del medesimo periodo rinvenuti in Russia presso Sungir, evidenziando una sorta di uniformità culturale per il periodo gravettiano

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