Caverna delle Arene Candide
34.400 anni fa – VII secolo d.C.
Un “santuario” della Preistoria europea
La Caverna delle Arene Candide è un sito preistorico di importanza internazionale per la sua lunga frequentazione umana e per la scoperta al suo interno della sepoltura del “Giovane Principe”, un cacciatore del Paleolitico superiore morto intorno ai 15 anni a causa di un violento trauma al volto, che fu sepolto nella grotta con gli onori di un capo, accompagnato da un ricco corredo.
La lunga frequentazione umana è testimoniata da una fitta sequenza di strati archeologici che iniziano nel Paleolitico superiore (a partire da 34.400 anni fa), quando la caverna serviva da riparo e luogo di sepoltura per i cacciatori paleolitici. La caverna ospitò anche le tombe degli allevatori e agricoltori neolitici, che la usarono come stalla a partire da 7.800 anni fa.
La storia di questa caverna è raccontata presso il Museo Archeologico del Finale, dove sono esposte le ricostruzioni della necropoli del Paleolitico e della sepoltura del “Giovane Principe”, insieme a molte delle tombe neolitiche ed i principali reperti trovati nella grotta.
APPROFONDIMENTI – Caverna delle Arene Candide
La Caverna della Arene Candide è situata sul promontorio della Caprazoppa. Deve il suo nome alla grande duna di sabbia chiara accumulata dal vento contro la parete rocciosa, asportata nel XX secolo dalle attività di cava.
Per altro nel Paleolitico durante l’ultima glaciazione il livello del mare era 120 metri più basso rispetto ai 89 metri attuali, per cui la grotta era molto più lontana dalla costa.
La grotta è un sito preistorico di rilievo internazionale per gli importanti reperti in essa rinvenuti e per la stratigrafia archeologica che documenta la frequentazione umana della caverna fin dalla preistoria.
La caverna è stata oggetto di numerosi scavi, prima nell’800 ad opera di Arturo Issel e altri ricercatori e, in seguito, a partire dal 1940, attraverso le indagini condotte da Luigi Bernabò Brea e Santo Tinè, fino alle più recenti indagini tuttora in corso.
Durante tali campagne archeologiche il ritrovamento di reperti ceramici di età romana e bizantina, nei livelli più alti, ha permesso di ricondurre la funzione della caverna in questo periodo a quella di magazzino per la conservazione degli alimenti.
Al di sotto di tali livelli, dopo alcuni strati riferibili alle Età dei metalli (3600-181 a.C.), si trova ben documentata nel terreno la sequenza archeologica preistorica, con l’utilizzo della grotta durante le diverse fasi del Neolitico (5800-3600 a.C.), quale stalla per il ricovero delle greggi, abitazione e area cimiteriale.
La fase neolitica, ben documentata soprattutto negli strati associati alla cosiddetta Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, è caratterizzata da sepolture in “cista litica”, ossia con il defunto deposto in posizione rannicchiata entro tombe foderate da lastroni di pietra.
I livelli più profondi del Neolitico presentano diversi resti di focolari, a documentare una frequentazione della grotta con la funzione di riparo fin dalle fasi più antiche di questo periodo, agli inizi del VI millennio a.C.
Ai livelli neolitici sono inoltre associati abbondanti quantità di oggetti in terracotta, tra cui vasi di diversa forma e dimensione, fusaiole per la filatura della lana, statuine votive femminili e “pintaderas”, particolari stampini decorativi. In aggiunta a tali manufatti, sono stati inoltre rinvenuti altri materiali come lamelle in pietra, ricondotte a falcetti per la mietitura dei campi, macine e macinelli per la produzione di farine di cereali, accette in pietra verde per le attività di disboscamento e scalvatura, nonché utensili in ossidiana, un vetro vulcanico di provenienza insulare che attesta la probabile direttrice delle genti neolitiche giunte via mare nei pressi della caverna a partire dal 5800 a.C.
Altri importanti ritrovamenti preistorici sono quelli relativi al Paleolitico effettuati da Luigi Bernabò Brea, Viriginia Chiappella e Luigi Cardini negli anni ’40 del Novecento: con la collaborazione dell’Istituto di Paleontologia Umana di Roma, furono condotte nove campagne di scavo, portando alla luce l’ampia necropoli del periodo epigravettiano con almeno 20 sepolture databili tra 12mila e 10mila anni fa.
Il ritrovamento che però forse più di tutti contribuì ad accrescere la fama della Caverna, fu quello della sepoltura del cosiddetto “Giovane Principe”: un ragazzo di 15 anni, morto circa 28mila anni fa in seguito ad un trauma al volto. La particolarità di questa sepoltura è la ricchezza e ricercatezza del corredo: pendagli in avorio di mammut, una lunga lama di pugnale in selce, una cuffietta in piccolissime conchiglie e quattro oggetti forati, definiti “bastoni di comando”, ricavati da porzioni di palco d’alce.
Gli ultimi scavi di approfondimento, condotti negli anni 2000 attraverso un sondaggio aperto nella medesima area, hanno indagato la caverna fino all’attuale quota di 9 metri di profondità, rivelando una stratigrafia archeologica ininterrotta dal 34000 a.C. fino ai periodi più recenti dell’età bizantina.
COME ARRIVARE
CAVERNA DELLE ARENE CANDIDE
Come raggiungere il Sito
Dal passaggio a livello di Borgio Verezzi, seguire le indicazioni imboccando (a piedi) Via Verezzi – Via della Cornice – Strada napoleonica. Lunghezza 2 km, circa 30 minuti.
Visite
Biglietto intero 10,00 € a persona.
Biglietto ridotto 5,00 € a persona – bambini sotto i 10 anni, over 65, soci IISL, soci ICOM, soci Touring Club Italiano, studenti universitari muniti di tessera di riconoscimento.
I visitatori della Caverna muniti di biglietto a tariffa intera potranno visitare a tariffa ridotta (3,00 €) il Museo Archeologico del Finale.
Appuntamento al cancello d’ingresso dell’area archeologica agli orari indicati. L’accesso all’area è consentito a gruppi di massimo 25 persone.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
Si raccomandano abbigliamento e calzature adeguate, acqua da bere.
In caso di pioggia le visite sono sospese.
Info
RIMANI AGGIORNATO
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
RIMANI IN CONTATTO