Newsletter 02 – “Mattino di pesca” di Eso Peluzzi
…tra arte e archeologia, un territorio per te…
“Mattino di pesca” di Eso Peluzzi
Un grande momento pittorico del Novecento italiano
Eso Peluzzi: Mattino di pesca (1934)
(Finalmarina, Palazzo Comunale).
La scena di vita marinara narrata in Mattino di pesca, che Eso Peluzzi ambientò nella Varigotti degli anni Trenta del secolo scorso, costituisce uno dei più importanti momenti della pittura ligure (o forse anche italiana) della prima metà del Novecento.
Il dipinto, conservato a Finalmarina nell’austera sala consiliare del palazzo comunale, è firmato dal pittore e datato al 1934 in basso a destra.
Pur essendo un’opera di elevata qualità e espressiva delle svolte culturali in un momento cruciale della storia del paese, il dipinto ha finora ricevuto scarsa attenzione da parte dei critici e degli storici dell’arte, nonostante le molte mostre che in anni recenti hanno riportato all’attenzione del grande pubblico la produzione artistica italiana di quegli anni.
Eso Peluzzi intento a dipingere su una spiaggia del Ponente Ligure
(Foto Fondazione Nilde Bormioli, Cairo Montenotte).
La grande tela (cm 270×202) con Mattino di pesca vede il pittore in camicia bianca intento a dipingere un paesaggio su cavalletto e distratto dall’arrivo della barca dei pescatori, che stanno incestando il pesce catturato nella rete per affidarlo alle donne.
Il quadro fu esposto alla Quadriennale di Roma del 1935, alla quale Peluzzi portò altri suoi lavori come Ritratto di mio zio notaio e Il nano delle Langhe, che segnarono la sua piena maturità artistica.
Come riportato nell’etichetta che lo accompagna, il quadro fu donato al Comune di Finale dal commendatore Aniceto Vallarino, originario di Vezzi Portio, dove era nato nel 1889. A 23 anni, nel 1912, costui era emigrato negli Stati Uniti, partendo da Le Havre col fratello Fioretto per sbarcare a New York e raggiungere San Francisco, dove fece fortuna. Nel 1935 risulta proprietario dell’albergo Serenval a Finalpia.
Mattino di pesca fu realizzato durante uno dei molti soggiorni del pittore a Varigotti, avvenuti a partire dai primi anni Venti, durante i quali dipinse una serie di vedute incentrate sulle case mediterranee del borgo antico affacciate sulla spiaggia, in alcuni casi fortemente debitrici delle marine di Carlo Carrà. Altri dipinti e acqueforti riguardano scorci del paesaggio rurale del promontorio e della zona a orti e giardini alle spalle dell’abitato.
Grazie alla presenza delle due grandi arcate della loggia al primo piano della casa sullo sfondo del dipinto e dello scorcio sui ruderi della Costa possiamo individuare il luogo dove si svolge la scena: è il piccolo slargo dell’attuale Piazza dei pescatori, alla fine dell’abitato, aperto su quella spiaggia e su quel mare che tanto attrassero un artista abituato all’ombroso entroterra savonese e ai paesaggi delle Langhe.
Peluzzi era infatti nato a Cairo Montenotte nel 1894 e per trent’anni visse al Santuario di Savona dove realizzò molti dipinti incentrati sui ricoverati del vicino ospizio. Nel secondo dopoguerra si trasferì infine a Monchiero nelle Langhe, dove morì il 17 maggio 1985.
Grazie a Carlo Carrà, Peluzzi nel 1926 si era affacciato sulla scena nazionale con la partecipazione alla XV Biennale di Venezia e alla II Mostra del Novecento italiano del 1929 a Milano. In questo modo, la sua produzione pittorica si fece strada e consolidò tra le influenze veriste derivate dalla lezione di Pelizza da Volpedo, le esperienze secessioniste e un austero divisionismo incentrato sui temi dell’emarginazione.
Eso Peluzzi: Varigotti.
Una radicale svolta nella sua produzione fu segnata dall’ingresso nel gruppo Novecento, animato da Margherita Sarfatti, al quale parteciparono figure provenienti da eterogenee esperienze, come Sironi, Bucci, Oppi, Marussig, Malerba e, in un momento più tardivo, Pompeo Borra, a cui fa soprattutto riferimento il nostro dipinto. Ma sono anni segnati anche dalla sincera amicizia con Arturo Martini, che nel 1920 si era trasferito a Vado Ligure.
Così Mattino di pesca costituisce una delle più significative espressioni di quel ritorno al “classicismo moderno” che animò la svolta in senso veristico dell’arte italiana tra le due guerre. È una nuova visione fondata sulla purezza delle forme e sull’armonia compositiva, con una compiuta sintesi di superfici e volumi improntata ad una maestosità nella costruzione dello spazio, che rimanda a canoni classici senza rinnegare un’aspirazione alla modernità. Sono tutti motivi fortemente presenti in Mattino di pesca e nella sua “eterna bellezza”.
Eso Peluzzi: Paesaggio di Varigotti.
NEWSLETTER – ARTE
RIMANI AGGIORNATO
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
RIMANI IN CONTATTO