Newsletter 07 – Una “dannazione della memoria” di Alfonso II Del Carretto?
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In piazza San Biagio a Finalborgo:
Una “dannazione della memoria” di Alfonso II Del Carretto?
In piazza San Biagio a Finalborgo, sul fronte interno delle mura di cinta in prossimità del portico della seicentesca porta Reale, è stato ricomposto un piccolo lapidario con alcuni stemmi scolpiti, solo in parte originali.
Il pezzo più noto è sicuramente costituito dal grande bassorilievo in marmo bianco proveniente dalla vicina porta Carretta e pertinente alla ricostruzione delle difese del Borgo promossa da Giovanni I Del Carretto nel 1452, qui ricomposto in occasione del primo anniversario del pellegrinaggio mariano dell’anno santo 1950.
Nel riquadro, un carro trainato da leoni sorregge uno scudo da giostra con stemma Del Carretto, sormontato da un elmo con un cimiero costituito da una realistica aquila ad ali spiegate. Ci si ripromette di tornare su questa scultura, realizzata da un artista di origine lombarda, che introdusse nel Finale il tema araldico dello scudo trainato da un carro trionfale, con chiaro riferimento al mondo cortese cavalleresco e alla denominazione assunta nel XIII secolo dalla dinastia marchionale.
Poco nota e molto meno appariscente è invece una seconda insegna, sempre in marmo, con una analoga raffigurazione araldica, murata sopra al varco pedonale accanto alla porta principale. Si tratta di un piccolo scudo ovale “a cartocci” con una tipica decorazione solo in parte conservata, costituita da arricciature in alto ed in basso e circondato da volute ornamentali e frutti, conservati solo su un lato. Lo scudo reca un’insegna araldica sormontata da un elmo con lambrecchini e completato da un’aquila coronata frontale ad ali spiegate, chiaro simbolo della derivazione imperiale del potere del casato. Lo stemma è posto su un carro trainato da due leoni affiancati gradienti a sinistra, mentre sull’altro lato si scorge un alberello stilizzato; il tutto su un paesaggio roccioso che riempie la parte inferiore dello scudo.
Sotto alla raffigurazione araldica, in una targhetta ovale con svolazzi, è riportata l’iscrizione dedicatoria su tre linee: Alfonso Carreto II° / marchioni Finarii / pacis at.q(ue) [i]u[s]ticie cultori (“A Alfonso II Del Carretto / marchese di Finale / cultore della pace e della giustizia”). Le parole sono separate da interpunzioni triangolari e integrate da un riempitivo a volute nella seconda linea, mentre le lettere finali “ri” nell’ultima riga sono in sopralinea.
Lo stemma presenta una diffusa e fitta scalpellatura della superficie, che ha quasi completamente cancellato la parte centrale con lo stemma oltre a causare la perdita di parti degli ornati, Una picchettatura ha inoltre interessato l’epigrafe dedicatoria, rimasta peraltro leggibile. È quindi probabile che il pezzo sia andato incontro ad una sorta di damnatio memoriae, a una cancellazione della memoria di Alfonso II, divenuto marchese del Finale nel 1545 al compimento del ventesimo anno d’età e costretto ad abbandonare il Finale nel 1558 in seguito alla rivolta dei suoi sudditi, senza potervi più fare ritorno.
Non è nota la provenienza del pezzo, che riprende un motivo araldico introdotto nel Finale subito dopo la metà del XV secolo e diffuso soprattutto a partire dal XVI secolo, identificandosi quale rappresentazione simbolica dei Del Carretto, adottata dai vari rami del consortile.
Uno stemma analogo, in pietra nera, fu inserito sul portale di palazzo Ricci, sull’attuale via del Municipio, dopo la destinazione dell’edificio a sede della municipalità del Borgo nel XIX secolo.
D’altro canto, nel 1741, nella sua Genealogia dell’antichissima e nobilissima gente carrettesca, pubblicata a Vienna nel 1741, Giovanni Brichieri Colombo riporta lo scudo con aquila bicipite posto su un carro trainato da leoni quale stemma “moderno” del casato, mentre quello “antico” dei marchesi di Savona recava nel campo il solo carro.
[G.M.]
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