L’estrazione della Pietra di Finale dall’antichità ai nostri giorni caratterizza il paesaggio finalese con cave di grande suggestione.

Risalendo la Valle di Perti si incontra la valletta fossile di Pianmarino, sulla quale si affaccia una suggestiva cava di Pietra di Finale chiara, aperta su una parete del Bric Scimarco.
Cava di Arma del Sambuco
Sulla ripida pendice del Bric Spaventaggi, sul lato orientale della Valle dell’Aquila, si apre a mezzacosta una spettacolare cava dalla quale veniva estratta una varietà chiara della Pietra di Finale, ricca di fossili.
Sulle pendici occidentali del massiccio della Caprazoppa, nel territorio di Verezzi, si aprono le imponenti pareti della cava del Colle, dalla quale veniva estratta la pregiata pietra locale dalle calde tonalità rosse. La cava presenta due fronti principali con alte tagliate lisce, che rivelano l’uso di tagliatrici a catena. Della precedente estrazione della pietra  mediante il filo elicoidale rimangono nell’area alcune carrucole in ferro immerse nella vegetazione.
Nella sella che precede la parte sommitale di Rocca di Perti, in prossimità di quella che è stata definita come l’Acropoli, si incontra una piccola cava di Pietra di Finale, indicata come la “cava della Crocetta”. Essa fu scavata in epoca storica nelle vicinanze del castellaro dell’Età del Ferro noto come il “Villaggio delle Anime” e di alcuni suggestivi pinnacoli in Pietra di Finale stratificata, generati da fenomeni di erosione carsica superficiale.
La vecchia “cava della chiesa” trae il nome dalla sua vicinanza alla chiesa di San Martino, posta sulla sommità dell’altura di Verezzi, poco oltre alla frazione Crosa. La cava, con pareti tagliate a mano secondo la tecnica “a cesure”, è immersa in un ambiente boschivo alle spalle della chiesa e del vicino cimitero.