NEWSLETTER 25 – Un arciprete della Pieve del Finale
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Un arciprete della Pieve del Finale
La lastra sepolcrale di Matteo De Grossi (1529)
Nell’area archeologica dell’antica Pieve del Finale, sottostante all’attuale chiesa dei Padri Cappuccini in Via Brunenghi a Finalmarina, addossato alla parete laterale all’inizio della navata sinistra, è stato ricollocato il coperchio rettangolare in marmo bianco del sepolcro pavimentale di un religioso raffigurato disteso in veduta frontale, vestito con un lungo abito a pieghe con ampie maniche. Il capo del defunto, coperto da un cappello sacerdotale a tricorno, è appoggiato su un elegante cuscino ai cui lati sono collocati due libri aperti, a testimonianza del suo titolo dottorale. Infine, a ulteriore testimonianza del ruolo sacerdotale, tra le mani ripiegate sull’addome sorregge un calice eucaristico.
La lastra, lavorata a bassorilievo e un tempo collocata sul pavimento della Pieve, appare molto consunta dal calpestio e anche l’iscrizione dedicatoria in caratteri capitali epigrafici, che un tempo correva sui quattro lati del coperchio, è ormai quasi completamente scomparsa. Rimangono solo sul lato superiore poche lettere leggibili come oriu[n]dus huius d[…], in caratteri capitali epigrafici.
Non si conosce l’autore dell’opera, riconducibile a una bottega di scultori attivi tra Genova e Savona intorno al primo quarto del XVI secolo, anche per la somiglianza con i ritratti veristici di defunti giacenti in varie chiese genovesi, ad esempio in San Nicolò del Boschetto a Rivarolo, o con quello più tardo (1573) dello spagnolo Giovanni Enriquez proveniente dalla chiesa di San Giacomo a Savona.
Dopo la concessione dell’antica chiesa ai Padri Cappuccini da parte di Sisto V, nel 1593 il sepolcro venne spostato nell’Oratorio di Sant’Antonio a Finalmarina, dove nel 1585 era stata trasferita la sede e l’intitolazione a San Giovanni Battista della parrocchiale.
Giovanni Andrea Silla riporta la precedente collocazione della lastra scolpita al pianterreno del campanile della parrocchia di Finalmarina, da dove tornò nella sede originaria il 2 dicembre 1946 dopo gli interventi di scavo e recupero dell’antica chiesa battesimale condotti dallo stesso Silla negli anni precedenti.
Il nome del defunto e la data della sua morte sarebbero rimasti ignoti se non fosse per la trascrizione dell’iscrizione dedicatoria effettuata il 26 luglio 1593 dal notaio Davide Della Chiesa:
S(epulcrum) h(oc) fe(cit) reverend(us) Matheus de Grossis Vadetarii oriundus huius divae aedis Finarii Plebis archip(resbiter) qui obiit IIII mai MDXXVIIII.
Ai piedi del defunto era posta una dedica, trascritta nel 1617, ma già parzialmente illeggibile: […] vir iustus dominisque […] in honore fidelis unde sub hoc clausus marmore nomen habet […].
I De Grossi, originari della Val di Taro, secondo Silla erano giunti alla fine del XIV secolo a Finalmarina dove possedevano una casa presso vico Serra con torre, demolita dopo il terremoto del 1887 per i danni subiti. Nel 1406, vi era stato ospitato l’antipapa avignonese Benedetto XIII, che dopo aver atteso invano a Savona il pontefice Gregorio XII per porre fine allo scisma, a causa della peste era partito alla volta della Francia soggiornando alcuni giorni a Finale.
Matteo De Grossi era stato nominato arciprete della Pieve nel 1523 da Giovanni II Del Carretto in virtù del giuspatronato concesso ai marchesi da papa Innocenzo VIII. La nomina era riportata su un’epigrafe in pietra picata di Finale con lo stemma dei Del Carretto, un tempo esistente nel convento dei Cappuccini e trascritta nel 1779 dal notaio Pastorino.
Matteo De Grossi era comunque inserito a pieno titolo nella cerchia marchionale: nel 1525, in Castel Gavone, è testimone sia del testamento del vescovo di Cahors Ludovico Del Carretto, sia dell’atto d’investitura da parte di Giovanni II di una sesta parte della castellania di Rivernaro in favore del nobile albenganese Francesco Cazulini.
Matteo De Grossi morì il 4 maggio 1529 e gli succedette nell’arcipretura il nipote Nicolò De Grossi.
Grazie alla disponibilità dei Padri Cappuccini e della signora Carla Oddone è stato possibile visitare in più occasioni l’area archeologica della Pieve del Finale nell’ambito del progetto MUDIF.
[G.M.]
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