Newsletter 01 – L’anno del “Pittore Divino”
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L’anno del “Pittore Divino”
(1520-2020)
Raffaello Sanzio a Finalborgo
Quest’anno ricorre il 500° anniversario della morte di Raffaello Sanzio, il ‘divino pittore’ nato a Urbino nel 1483 e morto a Roma il 6 aprile 1520, a soli 37 anni, per un “mal d’amore si maligno” che in pochi giorni pose fine alla sua esistenza, quando si trovava al culmine di una carriera artistica che lo aveva visto primeggiare nella città papale.
In questa importante ricorrenza, ci sembra suggestivo ricordare come una delle più note opere di Raffaello sia presente a Finalborgo, sulla parete sinistra del presbiterio della seicentesca basilica di San Biagio.
Qui, una grande tela, che non sempre è facile cogliere per la sua posizione scorciata, raffigura infatti la Trasfigurazione del Cristo, commissionata a Raffaello nel 1516 per la cattedrale di Narbonne dal cardinale Giulio de’ Medici, il futuro papa Clemente VII. L’opera fu terminata poco prima della morte del pittore ed è stata quindi considerata il suo testamento artistico.
La Trasfigurazione raffigura il Cristo sospeso sul Monte Tabor tra i due profeti in volo che avevano annunciato la sua venuta: Elia e Mosè, con le tavole della legge tra le mani. Ai loro piedi, sono sdraiati Pietro, Giacomo e Giovanni, frastornati sulla cima del monte e abbagliati dalla visione che rivela loro la natura divina del Cristo.Il gruppo di figure in primo piano rappresenta invece un padre che chiede aiuto agli smarriti discepoli per il figlio ossesso, indicato loro da una donna genuflessa, da identificarsi con la Fede, che li invita a vincere la loro incertezza e il loro disorientamento di fronte alla richiesta di guarigione.Nel caso del dipinto finalese non si tratta ovviamente della pala originale, conservata a Roma nella Pinacoteca dei Musei Vaticani, ma di una pregevole copia realizzata nel 1722 dal ben meno felice pennello di un artista finalese, Pier Lorenzo Spoleti. Sulla parete opposta del presbiterio, lo stesso Spoleti riprodusse una Assunzione della Vergine, da Pietro Paolo Rubens.
Le due copie non sfuggirono all’attenzione di Carlo Giuseppe Ratti, che le citò nella sua Descrizione delle Pitture, Scolture, e Architetture ecc. che trovansi in alcune Città, Borghi, e Castelli delle due Riviere dello Stato Ligure…riguardanti il Dominio tutto della Serenissima Repubblica di Genova, data alle stampe nel 1780. Descrivendo la principale chiesa del Borgo, il Ratti scriveva infatti: “In Coro le due grandi copie, l’una dell’Assunta con gli Apostoli, cavata da Rubens, l’altra di Cristo trasfigurantesi sul Taborre presa da Raffaello sono di Francesco Spoleti da Finale”, travisando il nome dell’artista.
Pier Lorenzo Spoleti era nato a Finale nel 1680. Rimasto orfano in giovane età, a 15 anni fu mandato da una zia a Genova come apprendista nella bottega di Domenico Piola. Rientrò presto a Finale “dove s’invaghì d’una graziosa zitella e la prese in isposa”. In seguito si recò in Spagna, giungendo a Cadice da dove raggiunse Madrid, rimanendovi per otto anni. Si trasferì poi a Lisbona, dove visse per altri quattro anni ed eseguì i ritratti della famiglia reale.
Ritornato in Liguria, si portò dietro la sua fama di ritrattista e di abile esecutore di copie dei grandi maestri del passato, attività nella quale rientrano appunto le due tele per la parrocchiale di Finalborgo.
Scrisse di lui il Soprani nelle Vite de’ pittori, scultori e architetti…: “La poca cura, che s’era presa questo Pittore di lavorare di sua invenzione, fu cagione, che egli avesse la fantasia poco fertile, e poco pronta ad Opere di vasta composizione. Onde avveniva, che egli, come colui, che lontano era di ogni superbia, e possedeva una preziosa raccolta di carte di ottimi Maestri; quando avea a collorir qualche tavola storiata, si metteva innanzi agli occhi una di quelle carte, ed accuratamente copiavala. Ciò sembrerà, come ella è, miseria di talento: ma bisogna veder queste copie, per formar giusto concetto dello Spoleti; e specialmente le due, che sono in Borgo di Finale nelle laterali pareti del coro di quella Parrocchiale. Elle son due tele di trenta palmi, nell’una delle quali è la copia della celebre tavola della Trasfigurazione di Cristo sul Taborre, di Raffaello…”.
Nel 1726 lo Spoleti, “colpito da apoplesìa, perdette la loquela” e, come Raffaello, morì in giovane età, a soli 46 anni, venendo sepolto in San Biagio.
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