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Newsletter 21 – Il monastero di Santa Rosa a Finalborgo

…tra arte e archeologia, un territorio per te…

Il monastero di Santa Rosa a Finalborgo

Un conservatorio di suore domenicane nella Finale spagnola

Dietro una porta perennemente chiusa, affacciata sulla trafficata strettoia di Via Brunenghi a Finalborgo, è celato uno dei luoghi più suggestivi e sconosciuti del Finale: il Monastero delle suore domenicane di Santa Rosa, con il convento, l’ampio giardino e la chiesa, un gioiello del tardo barocco ligure.
Nell’ambito del progetto MUDIF sarà possibile superare quella porta e visitare uno dei pochi luoghi del Finale in cui un’antica devozione si è mantenuta vitale e disponibile ad accogliervi.

Il conservatorio di Santa Rosa da Lima sorse nel 1677 in quella che era la contrada extra muros, cioè fuori dalle mura medievali del Borgo dove, accanto all’ospedale, sorgeva l’antica chiesa di San Biagio, divenuta oratorio dopo il trasferimento della sede della parrocchiale all’interno dell’abitato nel 1375.

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Al mondo spagnolo sicuramente richiama l’intitolazione del conservatorio a Santa Rosa, al secolo Isabel Flores de Oliva, la terziaria e mistica domenicana nata a Lima in Perù nel 1586 e lì morta nel 1617, canonizzata da Clemente X nel 1671. Il suo culto si diffuse rapidamente dal “Nuovo Mondo” al continente europeo, nell’ambito di quell’impero sul quale “non tramontava mai il sole”.
Al dominio della corona di Spagna nel Finale (1602-1707) è legata anche la figura della fondatrice, la beata Giovanna Caterina Boldoni (Finalborgo 1647-1703), nata da don Raffaele Boldoni, forse proveniente dal Ducato di Milano, che nove anni prima aveva sposato Maria Sevizzano, appartenente alla famiglia locale le cui fortune furono in larga misura legate ai rapporti contratti con l’amministrazione spagnola.

Testimoni del suo battesimo, avvenuto nella chiesa di San Biagio il 23 giugno 1647, furono don Tommaso Sardo, istruttore maggiore dei soldati del presidio locale, e donna Angela, anch’essa di origini spagnole, moglie di don Giuseppe Esporini, governatore di Cengio.
Su richiesta della beata Boldoni, nel 1670 la comunità del Borgo chiese alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari a Roma di poter fondare un cenobio femminile, legato allo stesso ordine dei frati predicatori domenicani del convento di Santa Caterina, fondato dai Del Carretto nel 1359.
Passarono peraltro alcuni anni prima che venisse autorizzata l’istituzione del nuovo convento femminile, approvato l’11 dicembre 1676.

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La beata Boldoni, dopo aver guidato per molti anni la comunità, morì nel 1703, venendo sepolta nel convento da lei fortemente voluto.
Nonostante che tra la fine del dominio asburgico con Carlo II (1665-1700) e l’inizio della dominazione borbonica con Filippo V (1700-1724) la potenza spagnola stesse ormai declinando, la piccola comunità religiosa riuscì a sopravvivere e ampliarsi, accogliendo molte esponenti femminili delle più importanti famiglie locali.

Al XVIII secolo sono riconducibili gli eleganti stucchi e i dipinti che decorano l’abside e l’orchestra della piccola chiesa. Nel lungo corridoio al piano superiore del convento, le porte delle celle del dormitorio ricevettero invece una elaborata decorazione ad affresco con medaglioni raffiguranti papi domenicani oltre a santi e sante legate all’ordine.
La visita di questi ambienti costituisce una esperienza irripetibile di una antica devozione, per i forti richiami al mondo religioso domenicano e alla cultura artistica ligure tra Sei- e Settecento.
[GM]

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