Le indagini archeologiche
Una sequenza archeologica tra Età bizantina e Medioevo
L’importanza archeologica del Promontorio di Varigotti è legata a Nino Lamboglia e a Bruna Ugo, che nel Dopoguerra condussero lo scavo e il restauro della chiesa di San Lorenzo, posta sulla pendice sovrastante la rada portuale, e interpretarono le strutture visibili sul promontorio come appartenenti a un castrum bizantino, ossia un insediamento fortificato databile al VI-VII secolo. Lamboglia fece in modo che l’area del promontorio fosse tutelata tramite un vincolo archeologico che consentì di proteggerla dalla devastante cementificazione che in quel periodo interessava molti tratti della costa ligure.
In Età tardoantica, tra fine VI e VII secolo, sulla cima del promontorio venne eretta una cinta muraria che delimitava un’area pressoché rettangolare. La muratura difensiva fu realizzata secondo una tecnica definita col termine di opus incertum, ossia costruita utilizzando pietre locali non lavorate di varie dimensioni, disposte su filari irregolari
Scavi archeologici, effettuati nel 2003 dalla Soprintendenza a ridosso della cortina, hanno dimostrato come la struttura difensiva fosse stata fondata direttamente sulla roccia. Per ottenere un piano d’uso regolare e calpestabile, la superficie interna del castrum fu regolarizzata con riporti di terreno contenente scaglie di pietre.
Il recente intervento di scavo, condotto nell’ambito del progetto di valorizzazione del promontorio in adiacenza e continuità con le indagini del 2003, ha permesso di mettere in luce tre fosse poco profonde, al cui interno erano presenti resti scheletrici umani appartenenti a più individui rinvenuti senza nessuna connessione anatomica. È stato ipotizzato che questi reperti ossei provenissero dalla rimozione di sepolture poste vicino alla cortina muraria, a conferma dell’esistenza di una necropoli più ampia rispetto a quella individuata nel 2003 presso i ruderi di abitazione della Costa, lungo il sentiero di accesso all’area sommitale del promontorio.
I livelli di frequentazione antica furono profondamente rimaneggiati dalla costruzione della grande cisterna con volta in mattoni costruita per la raccolta delle acque accanto all’area dello scavo archeologico e apparentemente databile ad epoca moderna.
Nel corso degli anni, nell’area del promontorio sono stati recuperati molti reperti archeologici (frammenti di ceramica sigillata chiara africana di produzione tunisina, anfore africane e mediorientali, pentole in pietra ollare proveniente dalla Valle d’Aosta), databili tra VI e VII secolo.
Un sigillo in piombo con iscrizione in lettere greche è stato ricondotto a un comandante bizantino di alto grado (stratelates) di nome Basilio, vissuto tra il 550 e il 650 d.C.
Un’altra bolla in piombo è invece da ricondurre a un personaggio di nome Alessandro, forse abate di un monastero dedicato a San Genesio.
A stratigraphic sequence between the Byzantine Age and Middle Ages
During the post-war period, Nino Lamboglia e Bruna Ugo conducted the archaeological excavations and the restoration of the church of San Lorenzo, located on the slope overlooking the bay, and interpreted the visible structures on the Promontory as belonging to a Byzantine castrum, a fortified settlement dated VI-VII century.
Thanks to Lamboglia, the Promontory area was protected by an archaeological bond from the devastating overbuilding affecting many sections of the Ligurian coast during that period.
Between the end of VI and VII century, a walled enclosure delimiting a rectangular area was built on the top of the Promontory. This defensive wall was realized with the opus incertum technique, by using unworked and variously sized local stones, placed in irregular rows.
Archaeological excavations, executed by the Archaeological Superintendence in 2003, showed that the defensive structure was grounded directly on bare rock. To obtain a regular and walkable floor, the ground of the castrum was regularized through soil carry-overs containing stone chips.
The recent archaeological excavation, conducted as a part of the development project following the 2003 investigations, highlighted three shallow pits containing human skeletal remains with no anatomical connection, which belonged to various individuals. It has been hypothesized that these skeletal remains came from burials originally located next to the walled enclosure and later removed. This confirmed the existence of a wider necropolis compared to the one discovered in 2003 near the Costa ruins, along the path accessing the top of the Promontory.
The layers concerning the ancient attendance were deeply damaged in modern times by the construction of a big, brick-roofed cistern for water gathering next to the archaeological excavation area.
Over the years, many archaeological findings have been discovered around the Promontory: fragments of Tunisian pottery, African and Middle Eastern amphorae, steatite pots from Valle d’Aosta, all dated VI-VII century.
A lead seal has been attributed to a high-ranked Byzantine commander (stratelates) named Basilio, who lived between 550 and 650 A.D.
Another lead seal has been attributed to a man named Alessandro, possibly an abbot coming from a monastery devoted to San Genesio.
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